Per dormire il corpo deve raffreddarsi

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Per dormire il corpo deve raffreddarsi

Uno degli aspetti della biopsicologia più studiati riguarda i disturbi del sonno. Quante ore dobbiamo dormire? Come deve essere il sonno per ristorarci? Quando è il momento di andare a letto? Sono tutte percezioni che abbiamo perso e che, di conseguenza, hanno portato ad un deterioramento della qualità della nostra vita.

E' il nostro orologio biologico, situato nel nucleo soprachiasmatico, una struttura del cervello, a determinare l'alternarsi del ciclo circadiano di veglia-sonno. Questa regione non si limita a "dirci" quando dobbiamo andare a letto o a svegliarci al mattino, ma orchestra diverse funzioni biologiche: il rilascio dell'ormone della crescita, la funzionalità del sistema cardiovascolare, il livello del cortisolo (un ormone legato alla vigilanza), la tolleranza al dolore e altri.

Il parametro più intensamente legato al ritmo circadiano è la variazione della temperatura corporea. Proprio l'abbassarsi e l'innalzarsi della temperatura si è scoperto essere determinanti nel cadenzare la fasi del sonno.Una ricerca condotta da Vandeheuvel e pubblicata sulla rivista "Journal of Sleep Research" ha posto il suggello su quanto abbozzato in precedenti studi: esiste una stretta relazione tra diminuzione della temperatura del corpo e esordio del sonno.

Esaminando 14 uomini, dopo un periodo di adattamento alle condizioni di laboratorio, si è constatato come il calore corporeo si abbassi notevolmente con l'inizio dell'addormentamento, mentre la temperatura aumenta nelle estremità. La sensazione di sonnolenza era comparsa nei soggetti circa un'ora prima di coricarsi. Anche il declino del calore del corpo comincia prima. I soggetti in età matura tendevano a prendere la decisione di andare a riposare circa 40 minuti prima di prender sonno; in corrispondenza con una brusca accelerazione del calo di temperatura.

Sentire il bisogno di dormire corrisponde in chi non ha problemi di insonnia al momento in cui la temperatura prende a diminuire e quel momento di norma è piuttosto lontano dal momento della giornata in cui si è più attivi ed energici. Chi ha disturbi del sonno, hanno provato Morris e altri scienziati, invece va a letto quando ancora si trova in uno stato di completa vigilanza; è comprensibile, allora, che abbia necessità di più tempo per prendere sonno e lamenti risvegli frequenti o levate precoci. Secondo Morris, ciò è dovuto al fatto che questi individui hanno portato avanti le "lancette" del loro orologio interno, scombinando quindi tutti i ritmi normali. Un'ulteriore scoperta di alcuni ricercatori capitanati da Sasaki ha fornito altre conoscenze sul legame tra sonno e temperatura. Nel loro esperimento, l'interruzione del sonno provocava, alla sua ripresa, lo sviluppo di sogni; inoltre, il calore corporeo subiva un improvviso abbassamento e rimaneva basso per le due ore consecutive. In genere, il picco minimo della temperatura si produce a metà del tempo dedicato al sonno; circa 4 ore dopo l'addormentamento. Questo valore compare suppergiù 12 ore dal momento in cui il calore del corpo ha raggiunto il livello massimo.

La riduzione della temperatura avviene in qualunque momento si vada a dormire; è quanto affermano su "Sleep" Gilberg e Akestrstedt, precisando che solo in due orari questo non accade: alle 7 di mattina e alle 19. Gli stessi studiosi hanno preso atto che, per contro, un aumento del calore è accompagnato dal risveglio. Finché la temperatura rimane bassa, il sonno viene mantenuto.


Partendo da queste osservazioni, i due neurologi hanno stabilito che anche la durata del sonno è in relazione alle modificazioni termiche interne. Dumont, dell'Università di Montreal ha notato che le fluttuazioni della temperatura corporea subiscono una variazione in rapporto alle stagioni. D'estate si va a letto più tardi e ci si alza prima. Questo cambiamento riflette un analogo spostamento in avanti dell'orologio interno. In altre parole, il corpo si raffredda più tardi di notte e si scalda prima all'alba. Questo slittamento sembra sia dovuto al fatto che il "termometro", che è sensibile sia alla luce solare che a quella artificiale, nel periodo estivo è stimolato dall'essere esposti ad un maggior numero di ore assolate, perché il sole sorge quasi un'ora e mezzo prima rispetto all'inverno. Si pensi anche al rapporto che tutto ciò può avere con l'introduzione dell'ora legale.

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